Esopianeti: nuova super-Terra ultra densa svela segreti sulla sua nascita

Scoperto un sistema di esopianeti a 750 anni luce dalla Terra, con una super-Terra densissima e intriganti dinamiche orbitali, offrendo nuove prospettive sulla formazione planetaria in ambienti estremi.

Un team di scienziati ha recentemente scoperto un sistema di esopianeti eccezionale, che include una super-Terra dalle caratteristiche davvero intriganti. Questo nuovo planetario si trova a circa 750 anni luce dalla Terra ed è composto da due pianeti, uno dei quali ha una densità senza precedenti. La ricerca, condotta da un gruppo di ricercatori giapponesi ed europei, è stata pubblicata su Scientific Reports il 8 novembre e porta a nuove comprensioni su come si formano ed evolvono i pianeti anche in ambienti estremi.

La missione K2 della NASA ha dato il via a questa scoperta e, nel 2016, ha osservato il pianeta interno, K2-360 b, mentre transitava davanti alla sua stella. Questo pianeta ha poche ore di orbita, precisamente 21, e una massa che è circa 7,7 volte quella della Terra. Inoltre, è stato definito il pianeta più denso mai individuato nella sua classe, ossia i pianeti con un periodo di rivoluzione ultra-corto. Il secondo pianeta, K2-360 c, è di gran lunga più massiccio, con una massa che si attesta su almeno 15 volte quella della Terra e ha un periodo di orbita di 9,8 giorni; però, non transitando davanti alla stella, la sua dimensione rimane un mistero.

La straordinarietà di K2-360 b è accentuata dalla sua incredibile densità, paragonabile a quella del piombo. Ciò suggerisce che possa essere il nucleo di un esopianeta che, in un passato più remoto, era molto più grande e ha perso diversi strati a causa delle intense radiazioni della sua stella parentale. I ricercatori hanno spiegato che questo pianeta giace in una posizione intrigante per lo studio della formazione planetaria e può rivelare molto su come i mondi simili alla Terra possano evolvere nel tempo.

L’origine unica di K2-360 b

La formazione di K2-360 b potrebbe differire da quella di altri pianeti conosciuti. Secondo gli scienziati, è probabile che K2-360 c abbia svolto un ruolo cruciale nel “piegare” K2-360 b nella sua orbita attuale attraverso un processo noto come migrazione ad alta eccentricità. Ma cosa significa esattamente? In sostanza, questo processo comporta interazioni gravitazionali che possono deformare l’orbita del pianeta facendola diventare ellittica; con il passare del tempo, questa orbita può circolarizzarsi per effetto delle maree fino a stabilizzarsi in una posizione più ravvicinata alla stella.

I ricercatori hanno riportato che la composizione rocciosa di K2-360 b è probabilmente molto ricca di ferro, rendendolo paragonabile più alla Terra, che a Mercurio. Inoltre, attraverso simulazione e osservazione si stima che il suo nucleo di ferro possa costituire quasi il 48% della sua massa totale. Grazie a questi dettagli, qui possiamo capire che K2-360 b rappresenta più di una semplice super-Terra, ma un corpo celeste con una struttura ricca e interessante, che ha potenzialmente subito un forte riscaldamento dovuto alla vicinanza alla sua stella.

L’intreccio dei mondi nel sistema K2-360

Il sistema K2-360 non è solo un campione di pianeti con caratteristiche particolari, ma offre anche spunti di riflessione su come i diversi corpi celesti interagiscono tra di loro. Sebbene K2-360 b possa sembrare il protagonista della storia, K2-360 c esercita un’influenza notevole grazie alla sua massa e alla sua gravità. Anche se non è stata osservata alcuna transizione, è chiaro che la presenza di un pianeta così massiccio nelle vicinanze ha implicazioni significative per la stabilità e la formazione dell’intero sistema planetario.

Queste dinamiche creano un fascino ulteriore attorno a K2-360 e suggeriscono che i sistemi planetari possano avere architetture complesse e varie. In effetti, i pianeti con periodi di orbita ultra-corti come K2-360 b sono relativamente rari; essere in grado di studiarli dedica all’astronomia un’opportunità di conoscere meglio le forze che modellano i mondi che ci circondano. K2-360, viene considerato come un laboratorio naturale per studiare le diverse fasi dell’evoluzione planetaria, aiutandoci a comprendere meglio il nostro posto nell’universo e come i pianeti possano formarsi e cambiare nei millenni.

Questa ricerca, dunque, non solo ci offre un panorama affascinante su K2-360, ma fa anche da ponte verso una maggiore comprensione della formazione planetaria in contesti estremi, ravvivando il dibattito e le discussioni tra appassionati e studiosi dell’astronomia.